Il bite
Il termine “bite” (“morso” in inglese) indica una placca, normalmente in resina, che si pone tra le due arcate dentarie
Il bite viene usato con finalità distinte in:
• curativa: rilassamento dei muscoli, decompressione delle articolazioni, trattamento dei click e rumori articolari e riposizionamento della mandibola.
• diagnostica: per capire se esiste una relazione di causa-effetto tra un disordine occlusale e i sintomi disfunzionali (cefalea, rumori articolari, disturbi auricolari , dell’equilibrio e problemi posturali).
Il bite ben costruito finisce per determinare rilassamento e deprogrammazione dei muscoli masticatori; il contatto occlusale genera un circuito sensoriale-motore che programma l’occlusione.
Esistono fondamentalmente tre tipologie di bite:
- placche di riposizionamento (ortotici) con una superficie di contatto con i denti dell’arcata antagonista che riproduce forme dentali diverse da quelle presenti;
- placche di svincolo (bite-planes) con una superficie di contatto con i denti dell’arcata antagonista pressoché piana;
- placche “neutre” che replicano, come guaine, la forma dei denti già esistenti senza quindi avere alcuna valenza terapeutica e/o ergonomica esclusa quella di proteggere il consumo dei denti nei casi di digrignamento soprattutto notturno.
ORTOTICO DI RIPOSIZIONAMENTO MANDIBOLARE
L’ortotico è un bite di stabilizzazione e soprattutto di riposizionamento, collocato sull’arcata inferiore. E’ progettato sia con guida canina che anteriore e presenta un contatto simultaneo delle cuspidi posteriori.
Anteriormente tutto il gruppo incisivo superiore deve sfiorare la resina, come succede nei denti naturali.
Preferenzialmente è in resina acrilica trasparente, vantaggiosa per il minimo impatto visivo, per la sua leggerezza, per la possibilità di modifiche a freddo (aggiungendo o togliendo materiale durante i controlli), per la sua durata nel tempo e per una buona manutenzione domiciliare.
Viene costruito sull’arcata inferiore per ridurre, durante la deglutizione, interferenze con la lingua.
Pur indossando il bite non si deve serrare su di esso: i denti posteriori vanno a contatto solo durante l’atto deglutitorio (che avviene dalle 800 alle 2000 volte al giorno).
Il funzionamento dell’apparato masticatorio è chiaramente integrato al resto del corpo. Ecco perché potremmo dire con semplici parole che problemi muscolari (che si manifestano con cefalee, vertigini, cervicalgia, lombalgia, ecc.) influenzano la funzione dell’articolazione temporomandibolare e viceversa.
Il bite arresta la degenerazione del condilo (dovuta a una posizione mandibolare in retrusione, non fisiologica) permettendo la formazione di una fibrocartilagine protettiva su di esso; la posizione terapeutica (scelta dal dentista) permette di allontanare il condilo dalla posizione retrusa togliendo tensione anche a livello della prima vertebra cervicale (atlante) e di conseguenza anche a tutta la colonna vertebrale.
La durata della terapia bite è variabile da soggetto a soggetto indipendentemente dall’età o dalla gravità della lesione. Normalmente va indossato più tempo possibile, togliendolo solo durante i pasti.
Se non sussistono particolari impedimenti, l’utilizzo notturno è fortemente consigliato.
L’ortotico ha un impatto fonetico e visivo minimo, favorisce la deglutizione, il riallineamento posturale e consente la verifica della posizione ai fini terapeutici successivi.
Il bite andrà corretto durante i controlli periodici adattandolo alle graduali modifiche posturali, questo secondo un protocollo ed un programma di rieducazione posturale personalizzato.
La valutazione del sistema posturale risulta essere molto complessa e a volte necessita di esami valutativi quali elettromiografia e baropodometria .
Prima di iniziare la terapia è necessario possedere un’adeguata igiene orale, sottoporsi alla cura di eventuali lesioni cariose e di patologie parodontali.